Decima tappa di TEATRO ERRANTE. |
chitarra Roberto Barone
Decima tappa di TEATRO ERRANTE. |
ROMA (Reuters) - Il fascismo non è il futuro più probabile dell'Italia, ma quello che succede oggi resta comunque un cattivo esempio per tutti. Lo sostiene il Financial Times in uno dei suoi editoriali di oggi prendendo spunto dal dibattito intorno alle polemiche su Silvio Berlusconi.
"Berlusconi chiaramente non è Mussolini: ha plotoni di veline, non di Camicie nere", dice l'editoriale. "Nessun fascismo, ma un pericolo - innanzitutto per l'Italia - e un cattivo esempio per tutti".
Secondo l'Ft il pericolo che l'Italia corre "consiste nel fatto che i media sostituiscano i contenuti seri della politica con quelli dello spettacolo. E' quello di una spietata demonizzazione dei nemici e il rifiuto di accordare una base di indipendenza ai vari poteri. E' quello di investire una fortuna al servizio della creazione di una immagine forte, fondata su un successo senza fine e sul sostegno popolare".
Che Berlusconi sia così forte, prosegue il quotidiano, "è in parte colpa di una sinistra tentennante, di istituzioni deboli e talvolta politicizzate, di un giornalismo che ha troppo spesso accettato un ruolo subalterno. Molto di tutto ciò è il difetto di un uomo molto ricco, molto potente e sempre più spietato".
Intanto, il segretario del Pd Dario Franceschini, oggi impegnato in un tour elettorale in Liguria, ha attaccato il premier chiedendo ironicamente agli elettori: "Fareste educare i vostri figli da quest'uomo?".
“Non c’è dubbi che Berlusconi sia un imprenditore e un politico di successo, ricco, furbo e potente - ha detto Franceschini, le cui dichiarazioni sono riportate da un comunicato stampa del Pd, "(ma) chi guida un paese ha il dovere di dare il buon esempio, di trasmettere valori positivi".
La frase di Franceschini però non è piaciuta a Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, che l'ha definita un "becero e indegno modo di condurre la campagna elettorale".
Dietro la furia di Berlusconi rabbia, paura ma anche l’idea di bruciare i tempi
L’exit strategy da una stagione con tanti voti ma senza riforme né soldi
«Io non posso governare così ». E la legislatura finirà
Le ultime esternazioni berlusconiane
hanno determinato
nella maggioranza una serie di
prese di posizione non esattamente
in sintonia col premier: dopo il
forte richiamo di Gianfanco Fini
schierato a difesa del parlamento
arriva anche la messa a punto da
parte della Lega di un’ipotesi di
riforma costituzionale tesa a riportare
il dibattito nella sede più propria,
il parlamento, appunto. Altro
che legge di iniziativa popolare.
L’impressione è che il Cavaliere sia
stato immediatamente ingabbiato
e lasciato solo: neppure dal Pdl si
levano voci particolarmente forti
in difesa del premier in versione
anti-parlamento e anti-giudici.
L’altra difficoltà che è emersa con
chiarezza riguarda la politica economica.
La Confindustria chiede
riforme? E lui niente. Nemmeno
i conti tornano. Come si vede in
modo macroscopico sul problema
della ricostruzione dell’Aquila, dove
ritardi, improvvisazioni e inadeguatezze
balzano agli occhi, in
una situazione sempre più pesante
per le persone colpite dal sisma.
Mentre la campagna elettorale imbocca
l’ultimo tornante prima del
rettilineo finale, lo scenario è imprevedibilmente
cambiato e ora il
presidente del consiglio appare
molto meno baldanzoso di un mese
fa. Nel migliore dei casi, il Pdl
potrà contare su una discreta performance.
Ma è il clima generale
all’interno della maggioranza, unita
alle difficoltà nel governare, che
fanno tornare d’attualità gli interrogativi
sulla durata della legislatura.
Fonte: www.europaquotidiano.it
di ALESSANDRO GOLDONI — BOLOGNA — UNA ‘PARMIGIANA’ a quattro ruote è partita alla conquista della Cina. Si tratta di Braive, rivoluzionaria vettura robot in grado di guidare da sola, brevettata e realizzata da un’équipe di ricercatori dell’università di Parma coordinati dall’ingegnere elettronico Alberto Broggi. Braive (brain drive vehicle, cioè veicolo che guida con un proprio ‘cervello’) rappresenterà l’avanguardia della ricerca italiana alla conferenza mondiale degli ‘Intelligent vehicle’ (veicoli intelligenti), in programma nella città di Xian in questi giorni. Una vetrina, quella cinese, alla quale partecipano i più grandi gruppi automobilistici mondiali, dalla Volkswagen alla Toyota, (la Fiat è stata presente in passate edizioni), dalla Renault alla Hyundai. E proprio di marca coreana è il modello di automobile che i tecnici parmigiani hanno rielaborato, permettendole di fare a meno del pilota. «Può sembrare curioso, ma solo con la Corea siamo riusciti a portare avanti questo progetto — dice Broggi — In Italia, a parte un contratto ottenuto da Magneti Marelli, non abbiamo mai trovato qualcuno interessato a investire, né a livello industriale né a livello istituzionale». Il caso più clamoroso di questa disattenzione nazionale risale al 2001. Allora i ricercatori del Vislab dell’Università di Parma misero a punto un sistema di rilevazione automatica dei pedoni da installare sui grossi veicoli militari che possono rischiare di investire passanti, per la scarsa visibilità. I contatti avviati con il ministero della Difesa italiano si rivelarono infruttuosi, e la cooperazione fu perfezionata con il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Oggi, ancora una volta, una tecnologia made in Italy, anzi addirittura made in Emilia-Romagna, patria di motori, ha buone probabilità di essere adottata prima all’estero, soprattutto estremo Oriente, che a casa nostra. E che la Braive possa fare gola per le soluzioni del futuro non c’è dubbio. Dotato di quattro telecamere a raggi laser e di un sistema ‘drive by wire’ di guida computerizzata, il prototipo, anche con un conducente addormentato, è in grado di avanzare in sicurezza nella nebbia, suonare il clacson in caso d’ostacolo, ma anche sterzare, frenare e persino inchiodare, se le circostanze lo richiedono. TRA le ultime funzioni applicate c’è quella dello stop and go. «La vettura — spiega Broggi — si ‘aggancia’ a un’automobile davanti a lei e la segue a ruota mantenendo sempre la distanza di sicurezza». Quasi naturale pensare a un utilizzo nelle code autostradali del week-end: si potrebbe fare il percorso città-mare e ritorno, giocando a tresette. La soluzione, inoltre, si può adattare ai trasporti merci: al posto di tre o quattro tir con relative guide che portano tutti la stessa merce, con lo ‘stop and go’ basterebbe un solo camion e gli altri che seguono in convoglio, con il conducente a bordo solo per verificare che tutto vada per il meglio. «Ma più che al comfort i nostri studi sono diretti a garantire sicurezza — precisa Broggi — Il 93% degli incidenti automobilistici avviene per errori umani». Fonte: Il resto del carlino |
*La “nostra” scuola elementare*
Lei presa di mira da chiunque si affacci al muro della politica; Lei stanca e forte insieme; Lei osservata, analizzata, denudata, sezionata da bisturi di diverso colore, provenienza, a scadenza fissa, sempre squassata da garbugli di manzoniana memoria in una intricata trama musicale dissonante che di rossiniano ha nulla, tanto è stonata e imbrogliata.
Lei si arrabatta, accelera e poi rallenta…stanca, sfinita da un niente di proposte legislative, dimagrisce, si asciuga, si fa scheletro di contenuti…scarnificata.
Cari miei è dura essere maestre/i, sempre lo è stato, ma ieri e oggi più dell’altro ieri.
Oggi più che mai si assiste politicamente impotenti all’ultimo atto di un dignitoso spettacolo che aveva raccontato il meglio della scuola italiana, a detta di tutti, quasi di tutti; a detta di chi l’amava e la frequentava.
Ora, le maestre/i che avevano studiato, programmato, che avevano fatto produrre pensiero e azione nella società malata, anoressica o bulimica di vuoto, di veline, di fratelli grandi come un pisello, le maestre sono davanti a un tempo che non avrà più tempo per i tempi lunghi e distesi della con-versazione, del superamento della solitudine dei numeri, per la ricchezza delle immagini fatate dei pittori, per la storia delle storie di tutti/e, per la musica dei corpi che fanno ritmo all’unisono col suono delle note, per un computer amico-strumento nelle mani più piccole e inesperte, per la lingua straniera che gioca con le parole italiane, per la drammatizzazione di esperienze di vita rielaborate in comunità, per l’adozione di animali e piante da osservare e crescere, sono davanti a un tempo che non avrà tempo neppure per interrogarsi su Dio, per le grandi domande della filosofia dedicata ai bambini…Le maestre/i del passato remoto torneranno, riemergeranno, uniche/ci, però non più sole/i. Anzi, circondate/i da maestre/i senza “cattedra contemporanea”, per un’ora qui e una là, balletto imbellettato di vuote e ipocrite competenze a forza spese male, in un piccolo e assurdo tempo privo della conoscenza di bambine e bambini, quello delle maestre e dei maestri senza contemporaneità, delle maestre e dei maestri che non potranno più ricordare neanche i visi di classi adottate per spiccioli di ora.
Disseminate/i, come sterili semi, in classi senza volto, maestre uniche-non uniche, maestre/i stellari senza la luce della rievocazione di esperienze comuni e condivise…
Maestre/i in compresenza a mensa, maestre/i a cavallo fra un niente e un altro niente di contenuti e di riconoscimento tra persone. Maestre-gomitolo, in un angolo, come la Lucia di manzoniana memoria, maestre/i senza magistero, senza un bandolo possibile di saperi, di incontri che, all’incontrario, si preannunciano scontri nella discontinuità degli interventi su bambine e bambini acchiappati al volo, scontri sulle loro multiple intelligenze ed esperienze più o meno positive.
La “nostra” scuola elementare, ridotta a un guazzabuglio di persone spaesate, rintronate dal garbuglio delle circolari e dei decreti senza senso, saprà per un’ennesima volta, nonostante tutto, far fronte alle sfide del futuro dei piccoli?
*Claudia Fanti*- Educazione&Scuola© <http://www.edscuola.it/copy.html>
Lo sviluppo sostenibile comprende lo sviluppo economico, sociale ed ambientale e non compromette la possibilità delle future generazioni di avere la nostra medesima possibilità di crescita, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali del mondo. L'obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale.
La continua crescita della popolazione mondiale (si prevede che, dai circa 6 miliardi attuali, arrivi agli 8 miliardi intorno al 2020), l'aumento del livello di vita nei paesi industrializzati e il crescente fabbisogno di energia dei paesi in via di sviluppo (America latina, Asia, Africa, e in particolare India, Cina, Brasile e Indonesia) fanno prevedere che il consumo mondiale di energia continuerà a crescere a un ritmo di circa 1,5% all'anno. Questo scenario genera nei governi motivate preoccupazioni, sia perché le risorse energetiche oggi più utilizzate sono limitate, sia perché le tecniche necessarie per il loro utilizzo causano inquinamento ambientale e alterano l'equilibrio ecologico del pianeta. Ne segue che attualmente, una delle principali preoccupazioni dei governi in fatto di risorse energetiche sia la ricerca di fonti alternative a quelle tradizionali, possibilmente non inquinanti e non esauribili, e il risparmio di energia.
La Commissione europea ha adottato nel gennaio 2008 un importante pacchetto di proposte che darà attuazione agli impegni assunti dal Consiglio europeo in materia di lotta ai cambiamenti climatici e promozione delle energie rinnovabili. Questo pacchetto è denominato 20 – 20 -20, l’obiettivo è quello di ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas serra e portare al 20% la quota di rinnovabili nel consumo energetico entro il 2020.
Gualtieri nel suo piccolo è parte della comunità economica europea e deve dare il suo contributo. Di notevole complessità sarebbe calcolare i consumi energetici diretti ed indiretti determinati dalla cittadinanza ed intervenire su questi, più concreto e di doveroso esempio, sarebbe fare un bilancio energetico delle attività dell’amministrazione comunale e ridurre i consumi di energia promuovendo al tempo stesso al produzione di energie alternative.
Le condizioni meteorologiche e la conformazione del territorio portato all’esclusione di produzioni idroelettriche o eoliche, mentre lasciano ampi spazi allo sviluppo del solare e dell’utilizzo di biomasse sia da culture dedicate sia da recupero di materia.
In concreto potrebbero essere posti sui tetti degli edifici comunali pannelli solari e prodotto calore per il riscaldamento dei medesimi bruciando, in apposite centrali, gli scarti degli abbattimenti dei pioppeti.
Viscardo Bonvicini