sabato 23 maggio 2009


Dietro la furia di Berlusconi rabbia, paura ma anche l’idea di bruciare i tempi

L’exit strategy da una stagione con tanti voti ma senza riforme né soldi

«Io non posso governare così ». E la legislatura finirà


Le ultime esternazioni berlusconiane

hanno determinato

nella maggioranza una serie di

prese di posizione non esattamente

in sintonia col premier: dopo il

forte richiamo di Gianfanco Fini

schierato a difesa del parlamento

arriva anche la messa a punto da

parte della Lega di un’ipotesi di

riforma costituzionale tesa a riportare

il dibattito nella sede più propria,

il parlamento, appunto. Altro

che legge di iniziativa popolare.

L’impressione è che il Cavaliere sia

stato immediatamente ingabbiato

e lasciato solo: neppure dal Pdl si

levano voci particolarmente forti

in difesa del premier in versione

anti-parlamento e anti-giudici.

L’altra difficoltà che è emersa con

chiarezza riguarda la politica economica.

La Confindustria chiede

riforme? E lui niente. Nemmeno

i conti tornano. Come si vede in

modo macroscopico sul problema

della ricostruzione dell’Aquila, dove

ritardi, improvvisazioni e inadeguatezze

balzano agli occhi, in

una situazione sempre più pesante

per le persone colpite dal sisma.

Mentre la campagna elettorale imbocca

l’ultimo tornante prima del

rettilineo finale, lo scenario è imprevedibilmente

cambiato e ora il

presidente del consiglio appare

molto meno baldanzoso di un mese

fa. Nel migliore dei casi, il Pdl

potrà contare su una discreta performance.

Ma è il clima generale

all’interno della maggioranza, unita

alle difficoltà nel governare, che

fanno tornare d’attualità gli interrogativi

sulla durata della legislatura.



Fonte: www.europaquotidiano.it

1 commento:

  1. Nell’uso dei media e delle quasi tutti tecniche di comunicazione mediatica Il premier è indubbiamente un esperto. Dirottare l’attenzione dell’elettorato ed ottenere il consenso politico, con promesse raramente attuate. Forse la rabbia di Berlusconi è calcolata, così come demagogica è la proposta di una riforma della bicamerale. La riduzione dei numero dei parlamentari è certamente condivisibile, ma con quali fini? Fino a che punto questa proposta non nasconde il desiderio di accentramento di potere del presidente del consiglio? Se parliamo di riforme partiamo con una legge contro il conflitto di interessi, dura con Berlusconi come con chiunque altro, per svincolare la politica dalla tattica strumentale. La salvaguardia della democrazia e del potere popolare innanzitutto, per una Italia migliore, meno demagogica e più capace di confrontarsi sui temi che determinano la qualità del suo presente e del suo futuro.

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