lunedì 7 settembre 2009

L'impianto c'è… ma non si vede!

Un progetto di microidroelettrico “collettivo” a bassissimo impatto ambientale nel reggiano

Anche per gli impianti ad energie rinnovabili è difficile superare la scala domestica restando praticamente invisibili, ma qualche esempio comincia ad esserci.
E' il caso del progetto di micro idroelettrico presentato dalla cooperativa Retenergie a Vetto, sull'Appennino reggiano: un impianto da 75 kW di potenza di picco, in grado quindi di vendere energia alla rete e di produrre certificati verdi. Sarà costituito da una vite perpetua senza fine (detta “vite di Archimede” il cui principio era probabilmente già in uso per irrigare i giardini pensili di Babilonia) che verrà inserita direttamente nel corso d'acqua, su una briglia esistente, rendendo praticamente irrilevanti le opere edili, che verranno comunque nascoste da pietra locale e vegetazione. La conformazione della turbina inoltre ne consente l'attraversamento da parte dei pesci che popolano il corso d'acqua e non essendoci canalizzazioni e derivazioni non si avranno effetti negativi tra cui l’alterazione dell’ecosistema dovuto alla riduzione dell’acqua.

Altrettanto interessante l'aspetto sociale: a presentare il progetto al Comune di Vetto è infatti una cooperativa di produttori/utlizzatori nata circa un anno fa da un gruppo di persone interessate ad autoprodurre energia da fonti rinnovabili con impianti a bassissimo impatto ambientale, attraverso la forma dell'azionariato popolare: in breve, sarà chi investe nell'opera ad usufruire dell'energia prodotta e a ricevere gli utili dati dalla produzione. L'obiettivo è quello di includere anche gli utenti finali chiudendo il cerchio che parte dalla produzione e arriva al consumo consapevole.

Fonte: PAEA - Progetti Alternativi per l'Energia e l'Ambiente

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