lunedì 29 agosto 2011

«Lasci il consiglio regionale Non credo alla diversità etica»


Renzi (FotoImage)
Renzi (FotoImage)

ROMA - Matteo Renzi ha 36 anni ed è sindaco di Firenze.
Se oggi fosse, invece, il segretario del Pd? 
«Lancerei un appello pubblico a Filippo Penati perché rinunci alla prescrizione. Un bel gesto. E mi auguro che possa provare la sua innocenza».
Poi? 
«Una proposta sul finanziamento dei partiti. Basta barzellette tipo rimborsi per le legislature finite in anticipo o rimborsi a partiti chiusi come Margherita e Ds. Tagli alla stampa di partito. Trasparenza assoluta sui finanziamenti privati».

Ma lei da sindaco ha mai avuto tentazioni? 
«A Firenze ho fatto un piano regolatore a volumi zero e ho dato regole precise all'attività edilizia, fonte principale degli appetiti».
Questa storia di Penati indagato per corruzione è un bel guaio per il Pd... 
«La vicenda sembra abnorme. Io sono però sempre garantista. E il garantismo non va esercitato solo per la propria parte».

Finisce qui la diversità etica del centrosinistra? 
«Mai creduto nella diversità etica. La differenza è fra chi scappa davanti ai giudici e chi si difende».

Per questo sarebbe meglio la rinuncia alla prescrizione? 
«Non possiamo accusare Berlusconi di sfruttare la prescrizione e poi utilizzarla: suona strano».

Penati si è dimesso da vicepresidente del consiglio, si è autosospeso dal partito, ma resta consigliere.
«Ha fatto due passi indietro che a destra neanche sotto tortura... Ma dovrebbe fare anche il terzo. Sennò pare una furbizia e gli italiani non reggono più le furbizie».

Penati era uomo di fiducia di Bersani... 
«Non ho motivi per mettere in discussione la buona fede di Bersani. Però c'è molta apprensione nel quartier generale, la questione è umorale oltre che morale. Si aspetta che passi la nottata e non si capisce che c'è un'opportunità».

Per ripulire le case dei partiti. Non c'è mai riuscito nessuno. 
«Lo so, ma il tempo è scaduto. Gli italiani sono convinti che la casta prepari continuamente trappoloni. Sei mesi fa Sposetti e 50 deputati pd volevano raddoppiare il finanziamento pubblico alle fondazioni politiche».

La vicenda Penati, dunque, è una risorsa? 
«Il centrodestra ci tormenterà su questo tema. Noi dobbiamo mettere in discussione le regole. Dimezziamo i deputati e al Senato mandiamo i principali sindaci, i presidenti di giunte e consigli regionali, a costo zero. Le Province aboliamole tutte».

Ha ragione la Cgil a scioperare contro la manovra del governo? 
«Mi fa piacere che dentro il Pd ci sia una discussione sullo sciopero e che alcuni invitino a sospenderlo. Passa il principio che la Cgil non è sempre nel giusto».

La contromanovra economica del Pd è efficace? 
«Ci sono proposte interessanti su evasione e vendita dei beni pubblici. Mi piacerebbe ancora più coraggio, perché i nodi sono la spesa per gli interessi sul debito, sulla sanità e sulle pensioni. Governo e opposizione mi sembrano due squadre che fanno catenaccio».

Ce l'ha lei la ricetta buona? 
«Riunisco alcuni amministratori pd a Firenze a fine ottobre, non necessariamente giovani. Lavoriamo a un disegno per il Paese. Dimezzare le università, dimezzare gli enti culturali. Chiudere i piccoli tribunali. Non cancellare il 25 aprile, ma dimezzare i permessi sindacali».

Stato più leggero. 
«Sì meno spese e far funzionare meglio ciò che funziona bene».

Un programma per governare... 
«Noi siamo pronti a confrontarci in qualsiasi assemblea del Pd su queste proposte, per tutto il 2012. Siamo pronti a misurarci alle primarie per il leader della futura coalizione di centrosinistra».

Lei sarà il candidato? 
«Spero si possa per trovare un nome migliore...».

Che si troverà contro Bersani e i soliti noti... 
«La maggioranza degli italiani pensa che gli attuali protagonisti abbiano esaurito il loro compito. Noi proponiamo da tempo che dopo tre legislature si vada a casa».

Quali dovranno essere gli alleati del futuro Pd? 
«Quelli che stanno nel centrosinistra. Ma senza nuovi Scilipoti in lista! E comunque chi è d'accordo sul programma comune».

Civati, che fu «rottamatore» con lei, non sarà a Firenze. La accusa di pensare più al leader che al popolo, di essere tornato moderato. 
«Civati andava bene quando puntavamo sul ricambio generazionale. Ora è il momento dei contenuti. Io sono moderato nei toni, ma radicale nella sostanza». 

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