Bersani propone: “Aiutiamo le famiglie e facciamo ripartire il PIL”. E sulle tasse: “Siamo l’unico paese OCSE senza imposte sui grandi patrimoni. Il governo spieghi perché e tagli le tasse alle piccole e medie imprese” (video). Fassina: “Facciamo ripartire l’export”
Per uscire dalla recessione serve subito un Piano Nazionale Anti-crisi che incrementi la domanda interna e torni a far crescere il PIL. E’ la proposta del PD contro il calo del PIL più forte degli ulttmi 40 anni, la perdita di un terzo della produzione industriale ed i 700.000 disoccupati in più dall’inizio della crisi. Lo ha proposto per Luigi Bersani durante l’intervento di chiusura di Manifutura denunciando “l’atteggiamento di minimizzazione del Governo di fronte ai problemi reali del Paese. Serve un intervento immediato per sollecitare la ripresa economica ed aprire il cantiere per le riforme strutturali. Il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte e portare avanti le proprie proposte innanzi ad una presa in carico di responsabilità collettiva, ma serve un piano nazionale Anti – crisi, che il Pd è disposto a discutere insieme al Governo nelle sedi parlamentari”.
Il piano proposto da Bersani si articola in due linee d’azione. La prima con un impatto di breve periodo, vuole incrementare la domanda interna agendo sia sui consumi delle famiglie, sia sugli investimenti delle imprese, attraverso tre misure una tantum:
1) l’estensione del sostegno al reddito alle persone che hanno perso il posto di lavoro e sono privi di indennità di disoccupazione o hanno un’indennità in via di esaurimento. Si tratta ad oggi di oltre 250.000 lavoratrici e lavoratori sotto i 40 anni d’età, provenienti da rapporti di lavoro precari o con un assegno di cassa integrazione in via di esaurimento e senza alcuna prospettiva di occupazione a breve;
2) l’allentamento del Patto di Stabilità Interno per consentire la spesa in conto capitale ai Comuni;
3) il finanziamento dei consorzi fidi per alimentare i crediti alle micro e piccole imprese.
La seconda linea d’azione prevede interventi strutturali di medio periodo, per innalzare il Pil potenziale e la produttività di quei fattori economici che da 20 anni sono invece in graduale ma continua caduta attraverso:
1) un ventaglio di vere riforme strutturali -non tagli ciechi come quelli fatti dal Ministro Gelmini nella scuola o spot demagogici sulla disoccupazione giovanile del Ministro Brunetta- che partano dalla regolazione dei mercati, fino alle pubbliche amministrazioni, alla scuola, al welfare, al fisco;
2) interventi strategici di politica industriale;
3) investimenti per le infrastrutture sul territorio.
Misure da inserire in un “Piano Europeo per il lavoro”, da promuovere verso i partner comunitari, così che le proposte vadano incontro anche alle indicazioni del Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che ha ben descritto il circolo vizioso nel quale siamo caduti: se non si interviene sul potere d'acquisto delle famiglie, l'occupazione non riprende e, quindi, non si materializzano le aspettative di crescita, pur modeste, per il 2010. I vincoli di finanza pubblica non solo non giustificano l'inazione, ma proprio nell'inazione della politica economica rischiano di saltare.
“Continuare a ridimensionare i problemi del Paese, ha il risultato di aggravarli ulteriormente - ammonisce Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro della segreteria nazionale del Pd - per affrontare il drammatico crollo delle esportazioni, dovuto all’andamento delle domanda globale e non all’arretramento delle nostre imprese esportatrici, è necessario un doppio movimento, come proposto nel
piano nazionale anticrisi chiesto da Bersani. Da un lato, misure immediate a sostegno della domanda interna. Dall’altro, riforme strutturali per promuovere la produttività totale dei fattori e la competitività. Il governo non può stare a guardare sperando che passi la nottata..”.
Il piano proposto da Bersani si articola in due linee d’azione. La prima con un impatto di breve periodo, vuole incrementare la domanda interna agendo sia sui consumi delle famiglie, sia sugli investimenti delle imprese, attraverso tre misure una tantum:
1) l’estensione del sostegno al reddito alle persone che hanno perso il posto di lavoro e sono privi di indennità di disoccupazione o hanno un’indennità in via di esaurimento. Si tratta ad oggi di oltre 250.000 lavoratrici e lavoratori sotto i 40 anni d’età, provenienti da rapporti di lavoro precari o con un assegno di cassa integrazione in via di esaurimento e senza alcuna prospettiva di occupazione a breve;
2) l’allentamento del Patto di Stabilità Interno per consentire la spesa in conto capitale ai Comuni;
3) il finanziamento dei consorzi fidi per alimentare i crediti alle micro e piccole imprese.
La seconda linea d’azione prevede interventi strutturali di medio periodo, per innalzare il Pil potenziale e la produttività di quei fattori economici che da 20 anni sono invece in graduale ma continua caduta attraverso:
1) un ventaglio di vere riforme strutturali -non tagli ciechi come quelli fatti dal Ministro Gelmini nella scuola o spot demagogici sulla disoccupazione giovanile del Ministro Brunetta- che partano dalla regolazione dei mercati, fino alle pubbliche amministrazioni, alla scuola, al welfare, al fisco;
2) interventi strategici di politica industriale;
3) investimenti per le infrastrutture sul territorio.
Misure da inserire in un “Piano Europeo per il lavoro”, da promuovere verso i partner comunitari, così che le proposte vadano incontro anche alle indicazioni del Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che ha ben descritto il circolo vizioso nel quale siamo caduti: se non si interviene sul potere d'acquisto delle famiglie, l'occupazione non riprende e, quindi, non si materializzano le aspettative di crescita, pur modeste, per il 2010. I vincoli di finanza pubblica non solo non giustificano l'inazione, ma proprio nell'inazione della politica economica rischiano di saltare.
“Continuare a ridimensionare i problemi del Paese, ha il risultato di aggravarli ulteriormente - ammonisce Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro della segreteria nazionale del Pd - per affrontare il drammatico crollo delle esportazioni, dovuto all’andamento delle domanda globale e non all’arretramento delle nostre imprese esportatrici, è necessario un doppio movimento, come proposto nel
piano nazionale anticrisi chiesto da Bersani. Da un lato, misure immediate a sostegno della domanda interna. Dall’altro, riforme strutturali per promuovere la produttività totale dei fattori e la competitività. Il governo non può stare a guardare sperando che passi la nottata..”.
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